Digital-divide, garantire il pieno utilizzo delle frequenze licenziate punto-punto
Intervento di Dino Bortolotto, Presidente Assoprovider
In Italia, e solo da noi, una risorsa pubblica, cioè di proprietà di tutti i cittadini, abbondante ed indispensabile per ridurre immediatamente il Digital Divide viene colpevolmente lasciata inutilizzata per il 98% nono- stante l’Europa da decenni abbia stabilito che l’uso delle risorse pubbli- che debba essere massimizzato.
Con una metafora, è come se vi fosse scarsità di cibo e la collettività, cioè l’insieme dei soggetti che subisce tale scarsità, pur essendo con- temporaneamente anche proprietaria di granai pieni di grano, si osti- nasse a non distribuire quel bene, che basterebbe per sfamare tutti, ma decide, piuttosto, di pretendere un “contributo amministrativo” la cui entità viene stabilita ad un livello tale per cui quasi nessun cittadino se lo può permettere e, contemporaneamente, quello stesso bene viene ceduto ai pochi cittadini che se lo possono permettere, con uno sconto
quantità che può arrivare al 75% (sei ricco ed obeso? Allora a te il grano costa un quarto di quanto costa a chi sta morendo di fame).
Quanto riportato è ciò che accade da due decenni in questo paese alle frequenze licenziate punto-punto, nonostante le direttive Europee, a più riprese, abbiano stabilito che tali beni debbano essere caricati dei soli oneri necessari a coprire le spese della loro gestione. Anche di re- cente la consultazione sul recepimento della nuova direttiva europea sulle TLC ribadisce, INVECE, che DEBBA avvenire ad invarianza di gettito, che, in soldoni, significa che non si DEVE toccare il gettito dei contributi amministrativi e poco importa che questo significhi lasciare inutilizzate le frequenze per il 98% o, peggio ancora, che significhi garantire SOLO a pochi grandi operatori che finora non hanno saputo risolvere il di- gital divide di sfruttare in modo esclusivo questo bene collettivo. Ma quale è il gettito annuale attuale di questo bene collettivo? Meno di 300 milioni di euro all’anno. In pratica, un importo ridicolo se confrontato agli aiuti pubblici che finora abbiamo erogato in tutti questi anni per incrementare la banda larga senza, però, aver nemmeno scalfito il problema.
Quindi, anche ammettendo per assurdo di annullare completamente questo gettito se grazie ad esso ottenessimo la fine completa del digital divide sarebbe un successo enorme sia per
i contribuenti sia per tutti i cittadini utenti.
La proposta che da anni Assoprovider sottopone a tutte le forze politiche, e che il MISE osteggia, non solo non ANNULLA l’attuale gettito dei contributi amministrativi, ma garantisce che esso come minimo resti invariato o al limite cresca.
Perché ciò non sta accadendo? Di chi è la mano che impedisce che questo accada? Chi è il mandante? È chiaro che la responsabilità esecutiva è del MISE, quindi di tutti i ministri che si sono succeduti a partire dall’anno di approvazione del codice Comunicazioni(2003), fino ad oggi. Considerazione che vale a maggior ragione per tutti quei ministri le cui forze politiche di appartenenza, da sempre, proclamano e si stracciano le vesti per tutelare le PMI italiane, ma che poi, nei fatti, in questo contesto nulla hanno fatto. Per scoprire chi sia il mandante, come in tutti i gialli che si rispettano, il “cui prodest” è la chiave ed appare abbastanza chiaro chi siano i soggetti che si avvantaggiano della riduzione della concorrenza che dal basso scatterebbe immediata se le frequenze punto-punto venissero rese più accessibili alle condizioni che Assoprovider indica.
Assoprovider chiede, pertanto, a tutte le forze politiche di dimostrare nei fatti ed immediatamente da che parte intendono stare, se servire gli interessi dei cittadini garantendo il pieno utilizzo delle frequenze licenziate punto-punto, di modo che una vera
concorrenza dal basso sulle TLC sia fattibile, o se preferiscono tutelare gli interessi delle multinazionali delle TLC ostacolando la concorrenza e quindi il libero mercato.
Dino Bortolotto
Presidente Assoprovider