Antonio Ruggiero
Segretario Nazionale Assoprovider
Il 4 agosto del 2017, Antonio Ruggiero, segretario amministrativo di Assoprovider, vede arrivare a casa quattro agenti della Guardia
di Finanza che gli notificano un avviso di un’indagine in corso che lo vede protagonista. I reati per i quali lo stanno indagando,
“intrusione abusiva in banche dati informatiche” e “sostituzione di persona”, potrebbero costargli fino a sei anni di carcere. Sbigottito, Antonio legge le carte del Maresciallo della GDF, ma da nessuna parte è scritto cosa abbia fatto: “È come se qualcuno ti dicesse che sei accusato di omicidio e non ti dice chi hai ammazzato”. Da quel giorno, Antonio entra in un limbo di 12 mesi, in una vicenda degna dei migliori libri di Kafka, alla fine della
quale scopre che l’accusa viene da Telecom SpA. Come è andata a finire la storia? Lo racconta lui stesso in quest’intervista.
Cosa è successo dopo la notifica dell’indagine in corso? “Scopro che mi avevano anche nominato un avvocato d’ufficio. Gli invio una mail per verificare se lui avesse qualche informazione in più di quelle che avevo io. Con mia sorpresa mi chiama al cellulare qualche minuto dopo aver ricevuto la mail, ma le uniche cose che riuscì a dirmi furono che lui ne sapeva quanto me, che avrebbe potuto accedere al mio fascicolo solo a indagine conclusa”.
Intanto passano i mesi, ma ancora nessuna notizia.
“Intanto, mi decido a parlare della questione ad un mio amico avvocato, Mario Ianulardo di Nocera Inferiore, tra l’altro esperto in reati legati alle TLC. Gli firmo l’incarico a difendermi nel febbraio 2018 e per altri sei
mesi neanche da lui so niente. Il primo settembre 2018 mi viene notificata dalla Polizia Locale del mio comune una convocazione ad una udienza di Consiglio Camerale che si sarebbe tenuta il 30 Ottobre successivo
presso il Tribunale di Salerno. Scopro quindi due cose: 1. Che la mia posizione è stata trasferita al tribunale di Salerno per competenza territoriale; 2. che il querelante che mi ha denunciato alla Procura è Telecom Italia SpA”.
Di cosa eri accusato?
“Tutto ha inizio da una puntata della trasmissione Report. Una giornalista della redazione aveva problemi alla linea ADSL ed aveva segnalato il guasto al proprio operatore, diverso da Telecom Italia, e quasi subito iniziò a ricevere telefonate da operatori di call center che le proponevano un passaggio a Telecom Italia anche per risolvere di colpo i suoi problemi di connettività. In seguito alla puntata di Report sono partite due indagini, una da parte della AGCOM e una da parte del Garante per la Protezione dei Dati Personali, mentre in Telecom Italia spa si iniziava a ricercare le mele marce. Non si è mai capito perché un signore di nome Mario Rossi (nome di fantasia), segnala via email ad una funzionaria di Telecom Italia spa il numero di telefono fisso di Assoprovider.”
Come era possibile? “Era impossibile! Il numero di Assoprovider
era ed è una numerazione VoIP, mai usata per chiamare qualcuno, e sulla quale è attestata da sempre una segreteria telefonica che reindirizza, via email, alla segreteria di Assoprovider i messaggi vocali che raccoglie. Aggiungiamo che questa linea VoIP è intestata al sottoscritto nella mia veste di segretario amministrativo dell’Associazione, ruolo che svolgo dal 1999.”
Il pubblico Ministero ha poi chiesto l’archiviazione “Il mio avvocato ritira una copia del mio fascicolo in Tribunale e scopriamo due cose.
La prima è che il Pubblico Ministero ha chiesto l’archiviazione della mia posizione, non avendo rilevato prove a mio carico stando alla querela presentata da Telecom Italia spa. E la seconda, che gli avvocati di Telecom Italia spa hanno presentato una ferma opposizione all’archiviazione chiedendo un supplemento di indagini e addirittura la perquisizione della sede legale di Assoprovider alla ricerca della linea VoIP”.
Cosa è successo in Corte d’Appello?
“Il Pubblico Ministero ribadisce la sua richiesta di archiviazione ed io presento una memoria scritta alla Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) con la quale dimostro che quella linea VoIP intestata a me, ed in uso per Assoprovider, non è mai stata usata per effettuare chiamate, ma sempre e solo per riceverne. Il GIP decide di concedere altri quattro mesi di indagini su richiesta di Telecom Italia spa e chiede alla stessa Telecom Italia spa di rivelare la provenienza della segnalazione del numero telefonico di
Assoprovider. Dopo qualche settimana lo studio legale di Telecom Italia spa tira fuori una mail spedita dal signor Mario Rossi ad una funzionaria di Telecom Italia spa e al Pubblico Ministero non resta che mandare
la GdF presso la società di TLC di Roma per accertare, tabulati alla mano e una volta per tutte, che dal numero di Assoprovider non era mai arrivata una telefonata ad un numero qualsiasi assegnato della società
di TLC di Mario Rossi”.
La vicenda giunge a un lieto fine
“Il 23 Maggio 2019 il GIP emette un decreto di archiviazione delle indagini a mio carico, ritenendo la non esistenza di elementi sufficienti per dar luogo a procedere, nonostante una ennesima opposizione dello studio legale di Telecom Italia spa che richiedeva con accanimento una perquisizione della sede legale di Assoprovider per verificare la presenza di una linea VoIP”.
Giancarlo Donadio